DOMANDE FREQUENTI
In gravidanza i probiotici possono essere assunti e, a volte, sono raccomandati. Le donne in gravidanza che risultino normalmente sensibili e particolarmente reattive ai probiotici devono assumerli con cautela e sotto la supervisione del medico.
La legge impone che i probiotici si possano somministrare dai tre anni in poi; è possibile assumerli anche ad età inferiori ma solo sotto controllo medico.
E’ possibile far assumere i probiotici agli animali che ne traggono beneficio, sebbene, essendo i probiotici specie specifici (umani), questo escluda la costituzione di colonie permanenti.
La produzione di acido lattico non ha una relazione diretta con il latte e le sue componenti. È un acido grasso a catena corta idrossilato che si ricava dalla fermentazione di zuccheri e fibre; pertanto, può essere assunto anche dalle persone intolleranti al latte e lattosio.
Non esistono controindicazioni dimostrate, ma è sempre buona regola non superare le dosi consigliate e non prolungare eccessivamente l’assunzione. Bisogna lasciare che le colonie create si assestino.
Si, in quanto sono integratori alimentari. Non ha senso, tuttavia, assumerli in contemporanea con un antibiotico perché muoiono. In questo caso, è opportuno assumerli successivamente.
La shelf life scritta comporta una precisa assunzione di responsabilità da parte del produttore, che può essere controllato nelle sue affermazioni da enti di stato come il Ministero della Salute tramite i NAS dei carabinieri.
I prodotti non contengono né glutine né lattosio. Sebbene legalmente non sia obbligatorio, (la legge prevede solo l’obbligo di lista del contenuto presente) l’assenza di questi componenti viene comunque segnalata sulla confezione per agevolare il consumatore.
I probiotici si assumono a stomaco pieno, perché in un ambiente con pH gastrico di 3,5/4 sopravvivono senza problemi. L’assunzione a stomaco vuoto, con pH a 1/1.5, invece, li uccide.
Perché il grado di umidità, davvero molto basso, consentito dall’amido di mais non è raggiungibile con altri eccipienti.
Per stabilizzare i probiotici si deve ottenere un’umidità compresa tra il 2% e il 5% di activity water, cioè anche dell’acqua legata, e, ad oggi, il mais amido risulta essere il miglior stabilizzante sul mercato.
Sì, perché il mantenimento di un valore di umidità molto basso consente di protrarre la vitalità dei probiotici ai 24 mesi stabiliti dalle norme Ministeriali e permette, di conseguenza, all’utilizzatore di avere a disposizione prodotti contenenti batteri vivi e vitali in grado di colonizzare l’intestino.
La temperatura di conservazione non deve, in ogni caso, superare i 25°C ; inoltre, è necessario abbassarla in caso di aumento dell’umidità, altrimenti il probiotico muore.
I nostri prodotti non sono tindalizzati. Riteniamo inutile l’uso di batteri tindalizzati perché la sterilizzazione frazionata uccide i batteri e li fa a pezzi, per cui l’unica eventuale efficacia in questo senso potrebbe risiedere nella possibilità di nutrire con queste frazioni i batteri intestinali. Ma questa pratica, in ogni caso, rende impossibile implementare le colonie.
L’esame in questione fotografa la popolazione batterica del retto nell’istante del prelievo. Essendo molto sensibile ai nutrienti presenti, la variazione delle colonie è molto elevata anche dopo poco tempo, e questo non risulta particolarmente dirimente per valutare la scelta del probiotico. Inoltre, non esiste nessun lavoro scientifico che rapporti le colonie del retto con le colonie del tenue ileale e neanche del cieco.
Quindi piuttosto che conoscere le popolazioni e le loro proporzioni in un distretto (retto), è molto più importante ottenere queste informazioni a livello di ileo-cecale dove si raggruppano quasi tutte le reazioni e relazioni importanti. Per impostare in modo corretto una terapia di ripristino eubiotico è indispensabile applicare la semeiotica probiotica.